giovedì 19 gennaio 2012

anziani e la solitudine

Navigando sul web ho trovato articoli sugli anziani molto interessante... Rosalba Miceli si "La Stampa" ha scritto un articolo intotolato "La solitudine dell'anziano" narrando di come la solitudine svuoti le giornate di molti anzian  innescando in loro un disagio psicologico che può sfociare in ansia e depressione.
 L'anziano è estremamente vulnerabile allo stress, sia da cause ambientali che relazionali. L'autonomia ed il funzionamento sociale possono essere ridotti al minimo, in quanto il gioco delle relazioni interpersonali è sovente intralciato da difficoltà comunicative legate all'invecchiamento cerebrale come vuoti di memoria, disturbi della concentrazione, affaticabilità.
Anche il sito http://www.infoanziani.it/  , ahimè senza autore che mostra  la vita degli anziani, basata su una concessione all’ “ozio”, al riposo assoluto, al "meritato tempo libero" dopo anni di lavoro che la società fa alle persone, del riposo assoluto o, come spesso si dice del meritato “tempo libero”, dopo anni di lavoro e fatica è una scusa della società per tenere gli anziani fuori
La solitudine del vecchio non può però considerarsi la condizione o lo stato di chi vive da solo o appartato. Questa situazione è dovuta ad isolamento, condizione di chi, decide spontaneamente o è costretto da ragioni esterne, a vivere isolato, appartato dagli altri, ma non per questo escluso dal consorzio sociale e quindi privo di affetti o amicizie.
La solitudine è proprio di chi si sente solo e questo accade a chi non sceglie di vivere isolato ed appartato, bensì tale condizione è imposta dagli organismi sociali, economici e culturali del proprio complesso antropologico.
Molti anziani si sentono rifiutati dall’ambiente e dalla collettività. Questa purtroppo è una condizione che non di rado si verifica anche in famiglia e non soltanto, come siamo abituati a credere, negli ospizi, nelle case di riposo o nelle varie strutture protette.
La solitudine, infatti, colpisce anche gli anziani che, pur inseriti in nuclei numerosi, vivono di fatto l’isolamento affettivo e l’emarginazione quando la convivenza con i congiunti crea problemi e frustrazioni reciproche. Nei vecchi c’è, infatti, un grande e continuo bisogno di affetto ed una pressante esigenza di comunicazione che non trovano sempre corrispondenza nella famiglia. Purtroppo il più delle volte succede che figli e nipoti non siano in grado di dare una risposta esaustiva ai bisogni esistenziali del loro congiunto, dandogli la tristissima sensazione di estraneità, quasi come se fosse un intruso nel contesto affettivo e familiare.
Probabilmente una risposta ai problemi dell’anziano non può cercarsi soltanto nell’organismo familiare o nella società odierna, che non presenta più le caratteristiche e i presupposti affinché il vecchio possa ancora esprimere la propria  personalità e ritrovarvi esigenze di vita, di relazioni interpersonali, di partecipazione.
È indispensabile formulare un nuovo e capillare piano geragogico, una “pedagogia della terza età” che si proponga di formare la società in generale, oltre che l’individuo e la famiglia, al fine di far perire tutti quei pregiudizi"

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